lunedì 24 dicembre 2007

Una strategia Web per le aziende

Propongo qui di seguito un vademecum per le aziende che investono in marketing e comunicazione sul web.

Questo perchè lavorando nel settore, mi sono reso conto che le aziende spendono e spandono in azioni di marketing su internet, ma ancora non hanno ben chiaro perchè lo fanno.

Quindi, credo che ogni azienda debba partire da alcune regole base, se vuol capire l'utilizzo del mezzo, le possibilità offerte, e le azioni da mettere in pratica per realizzare i propri obiettivi di marketing.

Partiamo da un assunto: per investire in comunicazione e in marketing su internet, bisogna avere degli OBIETTIVI, quindi bisogna dotarsi degli strumenti per poter capire quali sono i propri obiettivi.

- per prima cosa una grande azienda dovrebbe avere ben chiaro la funzione del proprio sito: PERCHÈ il proprio sito esiste? Cosa vogliamo avere dal sito? (è un sito di vendita diretta, un sito di supporto, un sito vetrina, un ambiente dove parteciaper etc)

- come seconda cosa: a chi è diretto il sito, a quale target, a chi vogliamo comunicare e perchè?

- diretta conseguenza di questo, ogni grande azienda dovrebbe avere un team di ANALYSTS che studino e interpretino i dati di traffico del sito aziendale: così facendo potremmo scoprire chi è l'utenza del nostro sito, chi sono le possibili "buyer personas" (i diversi profili di utenti che in qualche modo interagiscono col nostro sito), scopriremmo che ci sono tanti utenti che arrivano sul nostro sito per i motivi più diversi...
analizzando i flussi di traffico e interpretandoli nella maniera più ottimale, gli analysts forniscono spunti importanti e indicazioni di azione per impostare obiettivi e risultati: quanta gente c'è sul nostro sito, quanta viene coinvolta, quanta se ne va subito, quanta realizza le azioni che vogliamo, chi fa cosa e perchè, quante azioni di quelle che vogliamo siano fatte effettivamente sono portate a termine e da chi....e una miriade di altre metriche utili a darci un'idea di cosa effettivamente succede sul sito...
solo sapendo e interpretando cosa succede sul sito, si uò arrivare a capire cosa funziona e cosa no, ma soprattutto cosa vogliamo da un sito e cosa no!!!

- da qui un'altra conseguenza diretta:
a stretto contatto del team di ANALYSTS, c'è il team di decision makers, e quindi raccomandiamo fortemente che ogni grande azienda che ha un sito che genera traffico per decine di migliaia di utenti, si doti di una FUNZIONE MARKETING ESPRESSAMENTE DEDICATA AL WEB, e quindi un online marketing manager, più i suoi collaboratori. Questa funzione è la funzione che pone gli obiettibvi di comunicazione e di marketing del sito sulla base delle indicazioni e delle riflessioni fornite dagli ANALYSTS.
Penso ad obiettivi di questo tipo: aumentare il numero di leads di x unità, aumentare la conversion rate del 10% portandola dal 2 al 3%, aumentare il tempo di permanenza sul sito di una sezione del 30%, diminuirie il tasso di rimbalzo, aumentare il numero del target x di y unità etc. etc. OBIETTIVI DI MARKETING, che danno un senso e una direzione al sito, che èun canale di comunicazione, un canale di vendita, un canale di CRM e chi più ne ha più ne metta.

- sotto la direzione marketing online, deve rientrare la funzione It e web design: le azioni di implementazione grafica e progettuale degli interventi sul sito da parte degli sviluppatori/creativi/grafici deve essere indirizzata dagli input e direttive che arrivano dal marketing (sempre seguendo gli OBIETTIVI DI MARKETING identificati), input che abbiamo visto sono stimolati da un'analisi continua e incessante del team degli ANALYSTS.


Sono convinto che solo dopo aver implementato tutte queste funzioni, un'azienda sia poi in grado di investire con cognizione di causa nel web.

Mi dispiace dirlo, ma dalla mia esperienza ho visto che è così, in Italia tutto questo ancora non avviene....solo le aziende che sono nate e vendo sul web lo hanno capito e hanno strutture di questo tipo (penso a expedia, ebay etc.), gli altri colossi provenitenti da altri settori merceologici non sanno neanche cosa voglia dire un'impostazione del genere...

Advertising 2.0 - un ottimo esempio in Norvegia


Uno dei più importanti portali norvegesi di informazione on line ha trovato una maniera davvero originale di promuovere i propri servizi. (http://www.mediafront.no/projects/sol/en/live.html)

Realizzando, a mio modo di vedere, il primo vero e proprio caso di advertising 2.0 in perfetta regola.

Come possiamo vedere dagli screenshot, infatti, la strategia studiata mette a disposizione di chiunque voglia, di poter scrivere tramite un software di disegno digitale, il proprio annuncio sullo spazio banner dedicato all'iniziativa.

Ogni copywriter può cimentarsi e scrivere il proprio payoff pubblicizzando l'inserzionista.

Ora, non sappiamo di preciso le leve che l'inserzionista ha utilizzato per stimolare la partecipazione dei copywriters che hanno commentato live e "postato" i propri annunci sugli spazi predisposti. Fatto sta che in poche ore più di 1.000 commenti-annunci-creatività sono state inserite, giocando a favore della visibilità del brand dell'inserzionista.



Immagino un contest che registri uno score o un punteggio per gli annunci pubblicati, mettendo a disposizione dei copywriters 2.0 una qualche sorta di premio per stimolarli alla competizione, e il gioco potrebbe esser fatto!

domenica 16 dicembre 2007

Heart Tango e Monica Bellucci: la campagna web di Intimissimi, ovvero come fare trenta e non trentuno

Anch'io, come tutti, sono rimasto vittima della folgorante bellezza di Monica Bellucci e del suo video Heart Tango, con regia prestigiosa di Gabriele Salvatores.

Come la maggior parte di chi ha avuto notizia del video della Bellucci sa, questo corto promuove la linea intimo del marchio Intimissimi. Una grande campagna, con una comunicazione integrata, che parte dall'offline, in primis la televisione con lo spot, per rimandare al sito e alla visione del filmato sul web.

Dove? Ovviamente sul sito www.intimissimi.it.

Fin qui tutto bene, anzi meglio, visto che la strategia di comunicazione integrata, oltre a generare grande awareness per il marchio, ha come sbocco e ambiente naturale di destinazione il sito web. Un ambiente dove il marchio vuole e deve comunicare al target, associando la sua linea ai valori che trasmette il filmato.

Tutto bene, abbiamo detto, anzi no...

Come dico nel titolo, si è fatto trenta, perchè non fare trentuno?

Mi spiego. La campagna sicuramente avrà avuto un costo molto alto, tenendo conto soltanto degli ingaggi di Monica Bellucci e di Gabriele Salvatores. Per non parlare del costo di promozione in tv.

E allora perchè, visto che la campagna ha come destinazione il web, si tralascia un'adeguata azione di marketing su internet a supporto dell'iniziativa per massimizzare gli effetti della campagna?

Faccio un esempio: io vedo lo spot in tv, sono incuriosito e voglio rivedere il filmato sul web, che faccio? Se non mi viene subito in mente di cercare su Google il sito di Intimissimi (potrei non associare il filmato alla linea, così come è capitato a me ndr!), e cerco ad esempio "Heart Tango" o "video tango Monica Bellucci" (le prime parole chiave che potrebber venirmi in mente...), esce una serie di risultati organici di articoli e post che parlano di questo nuovo video.
Ovviamente tutti questi risultati puntano ai siti in cui si parla del filmato, non certo al sito del brand.

E allora, perchè non impostare una campagna pay per click su Google per far in modo che sulle keywords che un utente medio presumibilmente userà per cercare il filmato e informazioni correlate sul web, uscirà come primo risultato il sito "intimissimi.it"?
Quindi, primo doveroso appunto:
ottima strategia, grande visibilità, ma sul web ogni ricerca sui motori DEVE puntare, in prima istanza, al sito del brand. Non come in questo caso in cui ci sono tanti siti, articoli e blog che parlano dell'argomento (e questo va benissimo), ma il sito www.intimissimi.com DEVE essere il primo risultato di ogni ricerca correlata all'argomento.

Seconda obiezione alla strategia web.
Andiamo sul sito: c'è il filmato, bellissimo. C'è il catalogo e, giustamente, tante foto.
Ma perchè non prevedere una strategia di azione sul sito?
Perchè non dare la possibilità al target web di comprare il prodotto on line?
Sappiamo tutti che quando andiamo in uno store di intimo, compriamo sulla base delle misure standard, che per l'intimo sono molto ben definite. Ma ovviamente è un tipo di prodotto che in negozio non possiamo provare, a differenza di altri prodotti di abbigliamento.

Quindi, perchè non prevedere uno store online per i prodotti? Mettere in piedi una strategia del genere, portare tanta gente sul sito (anche se meno di quanto si poteva, se si fossero sfruttate al meglio le possibilità offerte dal marketing web), avere grande awareness, comunicare al proprio target in maniera così impattante, tutto questo non potrebbe essere sfruttato per generare anche diretta azione di vendita sul sito?

martedì 11 dicembre 2007

Quale strategia di marketing su Facebook? Le tre modalità di comunicazione offerte dal social network

Se ne parla da alcune settimane, da quando cioè Facebook ha presentato la sua strategia di vendita pubblicitaria sul network.

Più che di vendita pubblicitaria, dovremmo parlare di modello di business che Facebook ha studiato per monetizzare la vastissima utenza del suo network.

Il modello di business si articola su una offerta di strumenti di marketing a disposizione dei brand per comunicare con gli utenti di Facebook.

Vediamo quali sono questi strumenti ed in cosa consiste (se c'è) l'innovazione proposta da Facebook.

1 - Facebook Pages
Facebook consente ai brand e ai titolari di business di vario tipo, di creare una Facebook Page propria, alla quale possono iscriversi gli utenti fan di quella marca/prodotto. Una volta iscritti, gli utenti-fan interagiscono con la pagina del brand, postando sulla bacheca, mandando foto, scrivendo commenti etc. Ogni volta che interagiscono con la Facebook page del brand, queste interazioni vengono anche raccontate sotto forma di "social stories" sulle pagine degli utenti-fan, e come newsfeed vengono mandate agli amici degli utenti-fan. Queste interazioni tra gli utenti e il brand si diffondono pertanto in maniera virale al network degli amici degli utenti fan

2 - Facebook Beacon
Questa è la modalità che a mio avviso è di gran lunga la più innovativa. Facebook dà la possibilità di installare il codice di un'applicazione del network (un widget) su un sito esterno. Così un brand può decidere di installarsi sul proprio sito Web l'applicazione Facebookche preferisce. Ogni volta che un utente giunge sul sito del brand e decide di interagire con l'applicazione Facebook installata, accede all'applicazione come utente Facebook. A quel punto Facebook trasforma l'interazione di quell'utente sul sito del brand in "social story", che viene riportata/raccontata sulla user page dell'utente in Facebook, diventando così visibile a tutto il network di suoi friends, e viene anche inviata tramite newsfeed al network di friends.
L'interazione dell'utente col brand viene così diffusa viralmente, dando grande visibilità al brand.

3 - Facebook Social Ads
Oltre ai due citati strumenti, molto innovativi, Facebook offre la possibilità al brand di comprare Social Ads. Significa comprare banner (a CpC o CPM) scegliendo di erogare queste impressions soltanto agli users-fan che hanno interagito col brand nella Brand Page o col Facebook Beacon del brand. Oltre che nelle pagine di questi utenti, i banner vengono erogati anche sulle user pages degli utenti che fanno parte del network di amici degli utenti fan o degli utenti che hanno interagito col beacon.
Una controindicazione è che sembra che il click rate delle campagne banner su Facebook sembra piuttosto basso, ma vedremo.

In ogni caso le prime due modalità sembrano davvero molto interessanti.

Ne vedremo delle belle, anzi aspettiamo di vedere in Italia come evolverà l'investimento su Facebook!



sabato 8 dicembre 2007

La coda lunga del Digital Marketing








Cos'è la teoria della coda lunga , o Long Tail, nell' ecosistema del digital marketing e del marketing sul Web?
E' l'assunzione ed il postulato teorico che è alla base delle attività di marketing su Internet.
E' stata postulata da Chris Anderson.
La riassumo qui in poche parole, facendo riferimento al grafico in figura.

Su Internet ci sono grandi aziende e brand famosi che investono molto denaro in comunicazione e marketing, e fanno grandi volumi di vendita, collocandosi al vertice della curva delle vendite.
E poi ci sono una miriade di piccole aziende-prodotti che vendono in quantità molto più limitate, in ogni parte del mondo. Il volume di vendite e la percentuale di mercato che raggiungono questi prodotti-inserzionisti-siti-aziende, sommati insieme, eccede di gran lunga la quota di mercato delle grandi aziende. L'importante è dare un canale di visibilità e distribuzione a queste micro-realtà, ed è ciò che fa Internet, consentendo a chiunque, sul web, di avere il proprio sito, vendere i propri prodotti con costi di distribuzione abbattuti, far sentire la propria voce etc.

Il rapporto tra la popolarità-quota di mercato-volumi di vendita-visitatori del sito etc. tra chi è al vertice della curva ed i piccoli che ne sono alla base (in giallo in figura) è molto semplice:

se gli oggetti indicati sono ordinati secondo un indice di popolarità, il secondo oggetto avrà metà della popolarità del primo, il terzo oggetto un terzo della popolarità del terzo e così via...
quindi l' oggetto "n" avrà 1/n popolarità del primo.

E' un discorso che possiamo estendere a prodotti venduti sul web, popolarità dei siti, investimenti etc.

E' un principio che hanno saputo sfruttare e sul quale hanno costruito le proprie fortune due realtà come Amazon e Ebay.

Prendiamo Amazon. Amazon sicuramente realizza grandi volumi e profitti vendendo i best sellers, ma il vero affare, e il grande guadagno lo realizza vendendo centinaia di migliaia di libri di tutti i tipi, che vendono poche copie, è vero, ma che se non esistesse Amazon come canale di distribuzione non potrebbero vendere.
Un esempio concreto: Amazon vende 1.000.000 di copie dell'ultimo best seller di Ken Follett. Allo stesso tempo, nel suo catalogo sono presenti centinaia di migliaia di libri di tutti i tipi, di ogni parte del mondo, che vendono mediamente 100-1000 copie l'anno. Amazon è maestra nel comunicare l'esistenza di questi libri, tramite i suoi link e le sue user reviews, e riesce così a vendere questo sterminato catalogo che altrimenti non avrebbe distribuzione alcuna.

Il vero guadagno, secondo voi, dov'è? A mio parere è nella seconda parte....

Stessa cosa vale per i siti...su Internet ci sono siti che realizzano l'80% del traffico utenti, ma ci sono miriadi di siti con pochi utenti che, sommati, danno una quota di mercato rilevante.

E gli inserzionisti pubblicitari devono tenerne conto:
in una corretta pianificazione, è necessario essere presente laddove c'è più traffico e visibilità, ma è altrettanto necessario essere visibili su quel mondo di minisiti dal piccolo traffico che, se in linea col nostro target, sommati insieme ci danno la possibilità di raggiungere un alto numero di contatti che, andando sui grandi siti, altrimenti non raggiungeremmo!
E' possibile fare questo grazie all'altro grande attore che ha fatto della teoria della coda lunga un suo principio guida, Google, che col suo programma di Site Targeting consente di pianificare pubblicità sul suo sterminato network di siti minori, all'interno del quale possiamo scegliere siti dal contenuto in linea col target che vogliamo raggiungere.
O a networks di affiliazione come Zanox, che offre al suo network di piccoli siti affiliati, di scegliere i programmi pubblicitari disponibili: il cliente inserzionista infatti contatta Zanox e insieme a Zanox promuove un programma pubblcitario, secondo certi parametri di remunerazione che mette a disposizione dei siti che scelgono di aderire all'iniziativa (cost per clicks, costo per lead, costo per acquisto etc. che scattano se un utente clicca sull'inserzione del cliente, che l'affiliato sceglie di pubblicare sul proprio sito).

Tutti queste soluzioni sfruttano quindi la teoria della lunga coda.

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mercoledì 5 dicembre 2007

Terra di Snowboard e Trentino: una bella campagna on line per appassionati di snowboard!

Finalmente una bella case history per una campagna di advertising su Internet che reputo molto ben congegnata.
Si tratta della campagna di Regione Trentino per promuovere i propri snowpark alla comunità di appassionati e praticanti di snowboard.
La gestione del web marketing mix, in questo caso, è stata a mio parere molto ben strutturata


1 - Partiamo dal minisito di supporto: è ottimo!

L'idea è di far interagire il target, gli appassionati di snowboard, con un sito che offre molte interessanti applicazioni.

Prima fra tutte il gioco, attraverso cui fare acrobazie virtuali su piste innevate.

Quindi la possibilità di approdare al videocontest su Myspace.

E le mappe Google per gli snowpark del Trentino.



La grafica è molto evocativa.

E il concetto che è alla base, veicolare il fattore "upside down" e cioè il modo di vedere il mondo da parte degli snowboardisti, e cioè sovvertendo le regole, è a mio modo di vedere, molto ben azzeccato!

2 - ma veniamo a quello che ritengo il piatto forte, cioè la campagna di web marketing a supporto!!

Si arriva sul minisito terradisnowboarder.it, con una pianificazione mirata su siti in target, e con una ricerca per parole chiave su Google.


Ma ciò che io ritengo un'ottima intuizione è il contest su Myspace, dove gli utenti possono partecipare ad un concorso in cui caricare un video che interpreta la filosofia "Upside down" alla base del contest!





Il vincitore si aggiudica una vacanza in Trentino.






Secondo me è ottima l'idea di associare la pianificazione con l'utenza Myspace: non conosco la profilazione del socialnetwork in rapporto alla comunità di appassionati snowboard, ma sicuramente è un target giovane che apprezzerà la novità e la possibilità di giocare col brand.




Interessante è la possibilità di installare il simulatore come widget sul proprio blog o sul proprio sito!






Un applauso all'agenzia creativa che ha realizzato il tutto, e complimenti per l'ottima pianificazione al centro media, Mindshare Milano ( i miei colleghi sotto la Madùnina!)!




Mi riprometto di riportare altri casi di successo campagne di internet advertising!


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domenica 2 dicembre 2007

6 parametri per misurare l'efficacia di un blog

Riporto qui di seguito 6 interessanti parametri attraverso cui misurare l'efficacia di un blog.

Questi parmateri sono stati individuati dal brilantissimo pensiero di Avinash Kaushik, guru del Web Analitycs, la disciplina che studia, traccia, misura e interpreta il comportamento degli utenti dei siti Web, permettendo ai Web Strategists di sviluppare strategie per migliorare l'efficacia di siti e portali.

L'autore del prezioso libro "Web Analiytics 1 Hour a Day", e del celebre blog "The Occam's Razor", riassume i 6 punti in un articolo sul suo blog.

Questi i 6 punti con i quali, secondo Avinash Kaushik, misurare l'efficacia di un blog:


1 - Il contributo dell'autore:
in soldoni, quanto scrive l'autore, e quanto merita di avere successo?
Due le formule per calcolare questo indice:
Numero di Post / mesi di vita del blog
Numero di parole / numero di post

2 - Crescita dell'audience
calcolare il trend di crescita dell'audience del proprio blog, attraverso strumenti come Google Analytics, Web Trends, Omniture etc.
calcolare il numero di sottoscrizioni Feed, tramite servizi come FeedBurner: in particolare questo punto è molto importante, perchè non è facile convertire un lettore in un sottoscrittore di feed; se l'utente sceglie di ricevere il nostro contenuto via feed RSS significa che qualcosa di buono lo stiamo facendo!

3 - Tasso di conversazione
Quanta gente partecipa e interagisce col nostro contenuto (commenta, risponde, parla di etc.)?
Una possibile formula è:
Numero di post/ numero di commenti

4 - Citazioni
Quanti blog citano o linkano al nostro? E' indubbiamente un indice di successo del nostro contenuto nella rete e nella blogosfera.
Un modo per avere un riscontro in questo senso è utilizzare Technorati, il "motore di ricerca per blog", che classifica i blog di tutto il mondo per categoria, argomento, luogo geografico e "autorità" (quanti lettori decidono di dare "un punto" di autorità al nostro blog e lo linkano dal proprio blog) (vedi post su Technorati).

5 - Costo dell'avere un blog
Possiamo quantificare quanto ci costa in soldi reali avere un blog:
Tempo speso (inteso come ore giornaliere dedicate al blog)
Tecnologia usata (costo di connessione a Internet, sostanzialmente, il resto è praticamente gratis)
Costo d'Opportunità (avremmo guadagnato denaro spendendo il tempo dedicato al blog in altre attività?)

6 - Ritorno sull'investimento
Che ritorno abbiamo nell'avere un blog? C'è indubbiamente un ritorno in termini di soddisfazione personale: se si ama scrivere di un dato argomento, è un'attitività che ci soddisfa. Un altro ritorno è una visibilità nel nostro ambiente: otteniamo lavori migliori, credibilità, consulenze, lezioni, contatti etc.
E tanto altro ancora?

domenica 18 novembre 2007

Una bibbia per il link building

Costruire una solida reputazione per il proprio sito Web o per il proprio blog è un lavoro certosino e accurato, al punto che su marketingprofs c'è un articolo che riporta un vademecum in ben 114 punti per costruire la link popularity del nostro sito.

Innanzitutto parliamo italiano: cos'è il link building? E' un processo attraverso il quale facciamo in modo che il nostro sito sia linkato da quanti più siti web autorevoli nel nostro settore e non. Quanti più siti inserisono il link al nostro, perchè lo ritengono interessante, e lo ritengono una buona risorsa sulla quale inviare gli utenti, perchè ritengono che mandandoli sul nostro sito offriranno loro un buon servizio , tanto più il nostro sito sarà potenzialmente raggiungibile da un numero sempre più crescente di utenti.
Ed in più il nostro sito otterrà il beneficio di essere indicizzato da Google in posizioni sempre migliori, proprio perchè Google riconoscerà il nostro sito come autorevole sulla base dei lionk che ottiene dagli altri siti.

Come fare questo? Come ottenere link e traffico?

Riportiamo quindi il link a questo vademecum in 114 punti, dei quali alcuni sono discutibili (io personalmente non concordo sul gruppo "Free Free Free" nn 39-46: capisco offrire risorse e punti di vista gratis agli utenti, è lo scopo di chi ha un blog, ma farlo così, solo per ottenere l'effetto di avere popolarità, è una cosa che non condivido; si dà e si pubblica qualcosa for free perchè è una cosa che ci interessa e che vogliamo condividere con gli altri, non lo si fà per portare accessi...):

http://www.marketingprofs.com/7/link-building-bible-114-tips-galliford.asp


riporto poi il link di Marketing Routes, a mio avviso il miglior sito in italia in cui si parla di Webmarketing, dove ho trovato il link a questo articolo, e dove potete trovare i commenti di Jacopo Gonzales all'articolo:

http://www.marketingroutes.com/2007/11/15/consigli-per-ottenere-link/


ed un altro interessante articolo, sempre su Marketing Routes, in cui si affronta il tema economico del link building prendendo come base di partenza la teoria economica della Long Tail:

http://www.marketingroutes.com/2007/06/22/potenziare-la-long-tail-dei-link-di-accesso-al-sito/



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giovedì 15 novembre 2007

Come aggiungere Technorati sul proprio blog

Ed ecco uno strumento assai utile!!

Dobbiamo inserire il pulsante Technorati nel nostro blog, per far sì che il nostro lettore, cliccandoci sopra, possa aggiungere il nostro blog all'elenco dei suoi favoriti su Technorati.

Come fare? Infatti Blogger non permette, tra le sue funzionalità, di inserire questo elemento nel pannello di controllo. Dobbiamo modificare l'Html del sito.
Niente paura, è una cosa facile, ci vogliono 5 minuti!

Seguite il link e troverete una spiegazione di come inserire il codice che vi fornisce Technorati all'interno del vostro blog:

http://risorse-blogger.blogspot.com/



Consiglio: prendete dall'articolo il codice per l'inserimento in Blogger, poi inserite il codice standard che fornisce Technorati, ed il gioco è fatto!


E siete pronti!

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Come funziona Technorati?

Per chi legge e si informa nella blogosfera, un importante strumento di orientamento è Technorati, social network in perfetto stile Web 2.0 che permette agli internauti di aggregare e trovare i blog che più interessano.

Per sapere cosa si sta dicendo nei blog di tutto il mondo, ma soprattutto per annunciare al mondo l'esistenza del nostro blog. Se infatti inseriamo il pulsante Technorati nel nostro blog, il lettore che apprezza il nostro post, cliccando su questo pulsante, ha la possibilità di aggiungere il nostro blog tra la sua lista favoriti in Technorati, che è appunto un enorme, puntuale e preciso aggregatore di news sui blog di tutto il web. Il lettore su Technorati ha la possibilità di vedere indicizzati per cronologia di inserimento post (fino al più recente) e per autorità del blog, i vari blog divisi in categorie e parole chiave con i quali i blog sono stati classificati.

Ed è un grande strumento per i blogger per annunciare e pubblicizzare nella blogosfera la loro presenza.

Chiunque registra il blog sul quale sta leggendo un post come tra i suoi preferiti in Technorati, automaticamente acquista autorità in Technorati, acquistando autorevolezza e appeal nel social network.

Un ottimo strumento di marketing per promuovere il proprio blog!

Aggiungetemi quindi!!!

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sabato 10 novembre 2007

Una finestra sugli States...


Diamo un'occhiata a cosa succede negli Usa nel mercato dell'advertising online, può tornarci utile per fare un ragionamento sui trend di sviluppo del nostro mercato.

Il totale degli investimenti nel mercato mantiene stabile il suo trend di crescita, con un valore del 2007 di circa 21.4 miliardi di dollari, secondo la società di ricerca eMarketer, con una previsione di incremento fino ad un totale di 42 miliardi nel 2011.

68 dei top 100 investitori pubblicitari del paese stanno aumentando la quota destinata all'advertising on line a fronte di una parallela riduzione della quota sugli altri mezzi, in particolare Tv e stampa. Anche se, a dirla tutta, i budget che destinano ad Internet rappresentano mediamente ancora soltanto il 3,5% dei loro budget totali.

Le varie modalità di advertising che compongono il media mix sul Web subiranno piccole variazioni di quota mercato rispetto alla situazione attuale.
Il display advertising (banner e compagnia bella, vedi i formati Iab per saperne di più), hanno una quota di mercato del 21,5% del totale investimento on line adv nel 2007, stessa quota nel 2008, e 20% nel 2011.
Il rich media (i super banner dalle creatività mozzafiato ndr. - su questo avrei molto da ridire visto il lavoro delle web agency nostrane - cme sia vedi i siti di Tangozebra e Eyeblaster per saperne di più, sono i principali providers di rich media a livello internazionale) è in predicato di migliorare la sua quota di mercato dal 7%circa attuale fino al 13% del 2011.
Il Search Engine Marketing rimarrà stabile intorno al 40% attuale, secondo le stime eMarketer.

A presto per i dati nostrani!

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giovedì 8 novembre 2007

Battaglia a colpi di Social Ads: le nuove idee dei Social networks per un advertising sempre più targetizzato

In queste ultimi giorni staimo assistendo ad una battaglia tra due colossi del Social Web.

L'oggetto dello scontro è lo studio di soluzioni sempre più efficacemente targettizzate per erogare contenuto pubblicitario sui propri networks.

Stiamo parlando nientemeno che di MySpace e di Facebook, che hanno appena lanciato due diverse e nuove modalità di advertising a disposizione degli inserzionisti, il tutto all'insegna della massima profilazione possibile.

MySpace ha appena lanciato l'HyperTargeting. Si tratta della possibilità per un inserzionista di scegliere tra circa 300 categorie di affinità ricavate dalle informazioni dei milinoni di utenti MySpace che hanno creato sul SocialNetwork il proprio profilo e l'hanno popolato. MySpace ha ricavato queste 300 categorie di affinità, e l'inserzionista ha la possibilità di scegliere quella che più coincide col proprio target e veicolare inserzioni conformi agli standard IAB sui profili/pagine degli utenti classificati nella categoria scelta.
Pro: in teoria questa modalità dà la possibilità ai piccoli inserzionisti di crearsi la propria campagna su MySpace scegliendo il target più adatto alle proprie esigenze, un po' come fanno su Google con i link sponsorizzati e le keywords. La piattaforma di gestione della campagna è user friendly. L'unica cosa che mi chiedo é: a differenza dei link sponsorizzati su Google in cui basta seguire le norme editoriali di Google per scrivere gli annunci e pubblicarli, e un po' di buon senso per scegliere le parole chiave, dubito che in questo caso i piccoli inserzionisti abbiano un'agenzia creatiiva o la capacità di realizzare formati banner per poi caricarli sulla piattaforma MySpace.
Contro: una profilazione inaccurata del e da parte dell'utente significa mandare il messaggio al target sbagliato.

Facebook ha invece lanciato i Social Ads. Ogni inserzionista ha infatti la possibilità di acquistare dei Social Ads sul network. Il processo è questo: un Brand crea su Facebook il suo profilo, un profilo col quale gli utenti possono interagire, un ambiente al quale possono registrarsi e sul quale possono andare; l'utente si registra o interagisce soltanto col Brand diventando Fan (è già stato ribattezzato come Fansumer...), un Brand che per qualche motivo lo ispira o del quale è ammiratore/fan; Facebook registra il comportamento dell'utente; il Brand decide di comprare SocialAds, significa che delle inserzioni pubblicitarie del brand verranno erogate sulle pagine di profilo dell'utente registrato a quel Brand; tutti gli amici dell'utente vedranno quell'inserzione e potranno a loro volta vedere pubblicata l'inserzione sul proprio profilo qualora interagissero col brand.
Pro: targettizzazione estrema. Contro: Stiamo parlando più di un dialogo tra brand e utente piuttosoto che di pubblicità tradizionale.

Quello che emerge da tutto ciò è che, prescindendo dall'efficacia e dalla utilizzabilità di queste modalità innovative di advertising, MySpace e Facebook vogliono basare il rapporto tra Brand e cliente sulla relazione e sul network, cercando di contrastare il modello vincente di Google basato sulla ricerca contestuale e la keyword.

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martedì 6 novembre 2007

La soluzione di Google per il Mobile

Era nell'aria da parecchio, e finalmente Google svela i suoi piani per il Mobile.
Ieri ha infatti annunciato di aver dato vita alla creazione di un sistema operativo per terminali mobili, basato su una piattaforma aperta. Il tutto in collaborazione con gli altri membri della Open Handset Alliance, 33 tra operatori mobili e carriers (tra cui è curioso notare la presenza di eBay).

La piattaforma si chiamerà Android, e permetterà di "fare cose che ora non possiamo fare,creando una completamente nuova esperienza di fruizione mobile", come dice il Ceo di Google Erich Schmidt.
I terminali operativi con la nuova piattaforma saranno disponibili a partire dal 2008.

Inizialmente il modello di business della piattaforma non sarà basato sugli introiti pubblicitari, ma l'obiettivo dichiarato è, dopo una prima fase di test, sviluppare un nuovo modello di fruizione di contenuti su dispositivo mobile.

Dal momento che i social networks sono diventati gli spazi dominanti su cui gli utenti web fruiscono dei contenuti, e dal momento che Google è il primo punto di accesso mondiale ai contenuti del web e ai social networks (tra cui il suo YouTube), la strategia sembra chiara.

Google e Android hanno l'obiettivo di diventare il punto di accesso per fruire contenuti web sul mobile nei prossimi anni. E a questo dobbiamo aggiungere il know how di Google nel search advertising, nel tracking del comportamento degli utenti, nell'aggregazione dei contenuti web (news, search, video, foto etc.).
In questo modo la scalabilità del modello di business di Google aumenterà enormemente di valore.

Diventando Android la piattaforma di accesso privilegiata al web sul Mobile, un web sempre più simile come fruizione all'uso tradizionale tramite pc, è verosimile pensare che la navigazione avrà inizio da Google anche sul Mobile. Ed è qui che Google interverrà con il suo ruolo e la sua esperienza di aggragatore e di generatore di revenues pubblicitari. La torta è molto appetitosa, dal momento che gli utilizzatori di terminali mobili nel mondo sono più del doppio di quelli che utlizzano il pc.

Un applauso dovuto a Sergey Brin e Larry Page....

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domenica 4 novembre 2007

Ma è giusto misurare l'efficacia di una campagna online solo col click trough rate?


Molti clienti ci chiedono di valutare l'efficacia di una campagna advertising su Internet solamente prendendo come riferimento il valore del click through rate di un banner.

Come sappiamo, il click through rate (o ctr, spesso infatti viene usato l'acronimo) è il rapporto percentuale tra il numero di click che un banner riceve e il numero di impressions (visualizzazioni) del banner stesso nel corso della campagna.

Alcune ricerche ci dicono che il ctr medio delle campagne di advertising on line in Europa, sta scendendo, ben oltre al di sotto dell'1%. Questo fenomeno è stato definito come "banner blindness", una sorta di cecità/indifferenza del navigatore alla presenza di un banner.
Ovviamente su questo discorso possiamo fare una serie di considerazioni relative all'utilizzo di formati impattanti e rich media, efficacia della creatività etc, tutti elementi che contribuiscono a rafforzare l'impatto del formato.

Ma quello che ci chiediamo è:
è necessario che l'utente clicchi su un banner perchè questo abbia svolto davvero ed efficacemente il suo compito?

Una ricerca di Mad (2007) relativa al mercato viaggi, chiedeva agli utenti quale sarebbe stata la loro risposta di comportamento alla visione di banner pubblicitari.
Siamo sicuri che il click è il risultato scontato?
Abbiamo scoperto risposte molto illuminanti:

  • Cercare sui motori di ricerca termini relativi all'annuncio pubblcitario (31%)
  • Andare dritti sul sito dell'inserzionista (29%)
  • Cercare sui motori di ricerca il nome dell'inserzionista (26%)
  • Cliccare sul banner per rispondere (26%)
  • Visitare un punto vendita (4%)
Questa ricerca ci fa capire che gran parte degli utenti sottoposti al messaggio di un banner effettuano una ricerca sui motori, ed un quarto soltanto clicca sul banner.
Ma è chiaro che non sono stati soltanto quelli che hanno cliccato sul banner a ricevere con efficacia il messaggio. L'utente riceve il messaggio anche senza che necessariamente clicchi su di esso.

E' importante quindi integrare ogni campagna banner con una campagna parallela e contestuale sui motori di ricerca.

Opinioni?

sabato 3 novembre 2007

Far parlare di un Brand in 6 passi: effetto viral o no?

Molte aziende ci chiedono di far parlare di un loro Brand sulla rete, credendo che che la migliore pubblicità per un prodotto è fare in modo che siano gli stessi utenti a parlarne tra loro.

In poche parole, ci chiedono di generare un effetto viral intorno al brand o alla campagna di sostegno al brand.

Premesso che personalmente sono molto affascinato dalle dinamiche che spingono i direttori marketing delle aziende a credere che sia facilmente programmabile la costruzione di un effetto di viral marketing, primo fra tutti l'utopia di avere un ritono pubblicitario enorme ad investimento pari a zero....

In ogni caso mi sembra utile riportare qui una serie di azioni di cui molti web maketers devono tener presente per impostare una strategia di WOM (World of Mouth) Marketing sulla rete.
Innanzitutto non chiedete di sviluppare un'operazione viral dopo che la strategia di marketing sia stata già programmata, e con essa la comunicazione e l'online value proposition.
L'azione viral dev'essere integrata e studiata di pari passo con esse, non pensata a valle del processo, in sede di media budget planning.

Consigliamo di seguire questi principi fondamentali per impostare la strategia:

  1. il contenuto deve essere per forza di cose "oltraggioso", "far ridere", "essere sopra gli schemi", "provocativo" e "provocante": è veramente difficile emergere nella massa di Youtube....avete un contenuto che risponde a queste caratteristiche? Se si ok, se no, lasciate perdere dall'inizio...
  2. il contenuto o l'esperienza di fruizione del contenuto deve facilitare o avere una relazione con qualcosa a cui l'utente tiene: il brand non deve possedere il dialogo con l'utente, ma deve dare risposte a esigenze che in prima istanza vengono da lui, e ricordiamoci che lui è un utente attivo che sta cercando qualcosa nel web...
  3. è partecipativo ed coinvolgente: deve esserci qualcosa oltre la semplice fruizione del contenuto, la possibilità per l'utente di agire e usare quel contenuto/brand, tramite un'interazione, un gioco etc.
  4. è personalizzato e personalizzante: parla a me, dice il mio nome, lo sento come mio e mi ci rispecchio...
  5. c'è un incentivo a condividerlo? il contenuto deve avere un motivo che spinge l'utente a condividerlo e girarlo ai suoi amici (una promozione, un premio?)
  6. è un argomento di valore? è un contenuto di cui sappiamo che certi gruppi "influenti" per il nostro target parleranno volentieri?
Ovviamente questi principi sono utili in fase di impostazione della strategia di una campagna Viral on line, ma per sua natura l'argomento è sfuggente e difficilmente prevedibile.

Opinioni in merito?